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Franco Gervasi lo ricordiamo come un uomo che teneva ostinatamente la barra a dritta, con le vele gonfiate dal vento delle proprie passioni, mai capitano solitario ma sempre marinaio fra i marinai.

Pur avendo ricoperto incarichi nelle istituzioni, nella politica, nel Carnevale la sua principale autorevolezza gli derivava dall’essere un foianese doc, assorbito dall’amore per il suo paese ed immerso nel rapporto con i suoi paesani con il quale era sempre pronto a mille confronti: in piazza, al bar o al cantiere del carnevale.

Il suo fascino era quello dell’uomo  che sosteneva con grande passione le sue posizioni, senza mai indietreggiare ma con una vocazione al dialogo, con la ferma convinzione  che il ragionamento avrebbe portato l’interlocutore a vedere le cose dal lato giusto.

La sua forza morale era quella di non rimanere prigioniero delle sue convinzioni pur radicate e questo gli consentiva, a dispetto dell’età, di essere sempre attuale.

Guardava avanti e mai indietro; difficilmente gli si sentiva enfatizzare il passato, era sempre con il pensiero al presente ed al futuro, sosteneva il nuovo ed i nuovi con fare paterno, quasi fosse ciò che lui aveva già visto molto tempo prima nella sua personale sfera di cristallo.

Era dotato di una leadership naturale, non derivante dalla cultura o dai ruoli, ma dalla forza delle sue convinzioni, dal buon senso che cercava di metterci sempre, dall’umanità che lui sprigionava e dalla sua dialettica sempre condita da una buona dose di ironia.

Barra a dritta, vele gonfiate dal vento delle proprie passioni e sguardo all’orizzonte, a scorgere lontano ciò che è occluso alla vista ma che si sente col cuore.

Ci mancherai Franco...

 
 
 
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